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Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

 Comunicato Stampa 

 

Obbedienza Civile: una battaglia per la democrazia

Perché al danno (della sentenza del C.d.S.) non si aggiunga la beffa (dei gestori),

riconosciamo l’alto valore dell’Obbedienza Civile.

 

Eravamo convinti (insieme a 27 milioni di nostri concittadini) di vivere in uno stato di diritto.

Eravamo convinti che bastasse un referendum (istituto costituzionalmente garantito) per escludere dalla mercificazione acqua e s.p.l., e cioè per cancellare la finalità di lucro dalla loro gestione ...!

Ma così non è.

A sei anni dai vittoriosi referendum del 2011, per la giustizia amministrativa fare profitti sull’acqua è perfettamente legittimo!


I fatti. Con la vittoria del 2° quesito referendario del 2011 è stata abrogata la norma che prevedeva la “remunerazione del capitale”, pari al 7% del capitale investito per il servizio idrico integrato.

Essa incide sulle bollette per una percentuale che oscilla fra il 10% e il 25%, variando da un anno all’altro.
Il referendum è stato proposto per far valere un principio chiaro: nella gestione dell’acqua non si devono fare profitti. E la risposta dei cittadini (95,8% a favore della cancellazione del profitto) non può lasciare alcun dubbio sull’opinione, praticamente unanime, del popolo italiano.
L’effetto di quel voto è scritto molto chiaramente nella sentenza di ammissibilità del 2° quesito referendario (n. 26/2011), nella quale la Corte costituzionale afferma che “la normativa residua è immediatamente applicabile” e “non presenta elementi di contraddittorietà” e chiarisce che l’intendimento dei promotori è quello di “rendere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua”.

Da subito i gestori del servizio idrico italiano hanno ignorato, con pretestuose argomentazioni, l’esito referendario proseguendo a conteggiare in tariffa la voce relativa alla remunerazione.
La giurisprudenza in merito è cristallina (cfr. sentenza n.426/2013 TAR Toscana) e conferma l'illegittimità di tale pratica affermando che “il criterio della remunerazione del capitale (...) essendo strettamente connesso all’oggetto del quesito referendario, viene inevitabilmente travolto dalla volontà popolare abrogatrice ...”.

Dunque, non vi era alcun motivo perché, al termine del 2011, il neopresidente del Consiglio Mario Monti trasferisse in capo all'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas (AEEG) le funzioni di regolazione e di controllo dei servizi idrici e perché, nel luglio del 2012, le attribuisse il compito di predisporre un (nuovo) metodo tariffario transitorio (MTT) per la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato. Se non quello (come poi sarebbe risultato chiaro) di disinnescare la mina referendaria!

Come movimento per l'acqua ci siamo chiesti:
Può essere accettato che alcuni possano disapplicare leggi che non piacciono loro?
Può essere accettato che un istituto di rango costituzionale come il referendum abrogativo, elemento fondamentale del nostro sistema democratico, possa essere ignorato e umiliato in modo così plateale?
Secondo noi non può essere accettato.

Per questo abbiamo chiesto a tutti i cittadini italiani utenti del servizio idrico di aderire alla campagna di “Obbedienza Civile”.
La campagna di “Obbedienza Civile” è semplice. Essa consiste nel pagare le bollette dell’acqua applicando una riduzione pari all’abrogata componente tariffaria di profitto della “remunerazione del capitale investito”.
La campagna è stata chiamata di “Obbedienza Civile” perché in realtà non si tratta di “disobbedire” ad una legge ingiusta, ma, più semplicemente, di avere comportamenti del tutto conformi alle vigenti leggi, così come modificate dagli esiti referendari.
Lo scopo principale della campagna è ovvio: ottenere l’applicazione di quello che è inequivocabilmente scaturito dai referendum, con il voto di 27 milioni di italiani: fuori il profitto dall’acqua.
Con la mobilitazione attiva dei cittadini ci si proponeva di attivare una forma diretta di democrazia dal basso, auto-organizzata, consapevole e indisponibile a piegare la testa davanti ai diktat dei poteri forti di turno.
Questa campagna è continuata anche dopo l'emanazione del metodo tariffario predisposto dall'Autorità per l'Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico in quanto a nostro avviso con tale metodo si stanno facendo rientrare dalla finestra i profitti garantiti per i gestori sotto la denominazione di “costo della risorsa finanziaria”, riproponendo la copertura tramite tariffa di una percentuale standard del capitale investito. Vale a dire, lo stesso meccanismo della remunerazione del capitale investito che il voto popolare aveva escluso dalla porta principale.
Per tali ragioni ci siamo opposti, convintamente, anche in sede legale promuovendo ricorso al TAR e successivamente al Consiglio di Stato.

Il 26 maggio u.s. è stata diffusa la sentenza del Consiglio di Stato con cui si stabilisce che il ricorso promosso dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e Federconsumatori contro il metodo tariffario del servizio idrico elaborato dall'Autorità per l'Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico non è stato accolto.

La pronuncia, in sostanza, conferma la tesi, già fatta propria dal TAR Lombardia, secondo cui la copertura integrale dei costi del servizio (c.d. “full cost recovery”) comprende anche il “costo” del capitale proprio investito, giustificando tale scelta con il fatto che l'orientamento pressoché generale della scienza economica fa rientrare nella nozione di “costo” anche quello di “costo-opportunità”, nel senso del valore del mancato impiego del fattore produttivo in altra attività comunque profittevole.

A questo punto, però, il Consiglio di Stato, dimentica di rilevare, o fa finta di non comprendere, che, sulla base della normativa e della stessa teoria economica dominante, questa nozione di “costo economico” equivale nella sostanza alla remunerazione abrogata con il referendum.

Ci tocca, quindi, constatare che la lettura prodotta dal Consiglio di Stato ripropone l'assunto per cui il servizio idrico è sottoposto alle logiche del mercato e del profitto in spregio alla volontà popolare.

Ci teniamo, inoltre, a denunciare la gravità di questa decisione in quanto s'inserisce in quel solco segnato sin dopo la vittoria referendaria che, provando a ribaltarne gli esiti, tende a svilire gli strumenti stessi di democrazia diretta garantiti dalla Costituzione.

Per questo motivo, il Forum ritiene necessario continuare a ingaggiare una vertenza senza quartiere al metodo tariffario dell'AEEGSI, attraverso una forte denuncia del suo operato in favore dei privati e del profitto.
Ribadiamo, quindi, la necessità che l'AEEGSI sia esautorata e la competenza esclusiva relativa alla funzione regolatoria sul servizio idrico sia affidata al Ministero dell'Ambiente.

Nonostante tutto ciò è indispensabile sostenere e tutelare le migliaia di utenti che hanno portato avanti, con tenacia e grande forza di volontà, la campagna di “Obbedienza Civile” di cui rivendichiamo l’alto valore civile e politico quale pratica di difesa sociale e democratica dell’esperienza referendaria.

Pertanto richiediamo che venga assunta in ogni sede, a partire da quella dei gestori, l'alta valenza politica di tale campagna e, quindi, si giunga a stralciare le quote pregresse di autoriduzione che gli utenti “obbedienti” hanno decurtato in questi anni.

Ciò sarà assunto dal movimento per l'acqua come una nuova sfida su cui non arretrare e ribadiamo che proseguiremo la mobilitazione e le campagne volte alla piena e reale attuazione degli esiti referendari perchè “potete forse farci rallentare, ma non vi crediate sia finita”.

Per il movimento per l'acqua si tratta di una battaglia di civiltà e indietro non si torna.

Si scrive acqua, si legge democrazia!

Roma, 22 Giugno 2017.


Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

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