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Referendum, perchè?

 

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Perché l’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. Un bene essenziale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, né farci profitti. L’attuale governo ha invece deciso di consegnarla ai privati e alle grandi multinazionali. Oltre 1.400.000 cittadini non sono d’accordo e hanno chiesto di cancellare con un referendum quelle norme. Noi tutte e tutti possiamo farlo: votando 2 SI quando, nella prossima primavera, saremo chiamati a decidere con il nostro voto. E’ una battaglia di civiltà. Nessuno si senta escluso.

Due quesiti:


1. Abrogazione dell’art. 23 bis della legge 133/2008, che impone la privatizzazione della gestione dei servizi idrici attraverso un progressivo abbassamento sotto il 50% delle quote azionarie che ancora i comuni detengono nelle ex municipalizzate.

2. Abrogazione dell’art. 154 comma 1 del Codice dell’Ambiente che dispone “la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’adeguatezza del capitale investito” (logica che si vuole contrastare: il 7% in più della bolletta è garantito al gestore rappresentando “l’incentivo” a fare affari con l’acqua).

Due SÌ


per eliminare le norme che in questi anni hanno portato alla privatizzazione dell’acqua. Per togliere l’acqua dal mercato e i profitti dall’acqua.


Quale scenario dai referendum?

La vittoria dei Sì renderà possibile il ricorso alle aziende speciali o ad enti di diritto pubblico che qualificano il servizio idrico come servizio di interesse generale, senza scopo di lucro. Verrebbero poste le premesse migliori per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata da oltre 400.000 firme di cittadini.


Consulta la pagina dedicata ai referendum sul sito del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua.

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