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Comune di Torino: tre anni per demolire l’esito referendario

Avevamo cercato il dialogo, offerto tutta la nostra collaborazione per costruire un’Azienda pubblica sana ed efficiente, partecipativa, senza scopo di lucro e rispondere così alla volontà popolare espressa nel Referendum del 12 e 13 giugno 2011.

In questi tre anni, la maggioranza di centro sinistra al Comune di Torino ha respinto ogni possibilità di dialogo e ha frapposto continui ostacoli, sempre più capziosi e pretestuosi, per affossare la delibera di iniziativa popolare che applicava il referendum e metteva SMAT al riparo dalla privatizzazione.

 

Nel frattempo però i Consigli comunali di Airasca, Avigliana, Busano, Bussoleno, Chiomonte, Chivasso, Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone, Issiglio, Moncalieri, Montanaro, Nichelino, Quincinetto, Rivalta, San Didero, Torre Canavese, Venaus, Vidracco, Villar Dora, Villar Focchiardo, hanno già deliberato la Trasformazione di SMAT in Azienda Speciale consortile di diritto pubblico, rispettando così il Referendum.

Con la delibera approvata il 5 maggio 2014 la maggioranza al governo di Torino vuol far credere di applicare l’esito referendario ma in realtà maschera l’intenzione inconfessata e impopolare di vendere, prima o poi, anche la SMAT dopo AMIAT, TRM e GTT.

* Perché altrimenti non portare al 100% - e non solo al 90% - il quorum che consente l’ingresso dei privatinel capitale azionario SMAT?

* Non basta scrivere che l’80% degli utili sarà reinvestito in azienda e poi garantire uno sconto del 50% alle bollette dell’acqua dei Comuni.

* Scrivere in delibera che le azioni SMAT in mano alle Società Finanziarie di Torino, di Settimo e del CIDIU, devono essere riacquistate dai Comuni o da SMAT stessa, suona bene ma fa correre il rischio di spolpare l’Azienda e caricarla di debiti.

Preoccupazioni aggravate dall’ultima manovra finanziaria di SMAT e IREN: l’Offerta Pubblica di Acquisto del 38% di SAP, Società Acque Potabili per complessivi 14,5 milioni di euro.

SMAT viene usata come un bancomat : da chi?

Non ci stancheremo di sollecitare i Comuni soci SMAT, che continuano ad assecondare il socio di maggioranza assoluta, ad esercitare i poteri di indirizzo e controllo sull’Azienda, conferiti dall’Art. 42 della Legge 267/2000 Testo Unico degli Enti Locali, e a verificare se le manovre in atto non tendano a indebitare l’Azienda al punto da costringerla, prima o poi, a vendersi ai privati.

Ecco perché la maggioranza che governa Torino mantiene SMAT nella forma giuridica di Società per Azioni di diritto privato. Non vuole trasformarla in Azienda Speciale consortile di diritto pubblico perchè non potrebbe più compiere operazioni finanziarie così spericolate, all’insaputa e senza il consenso informato dei Comuni consorziati.

La nostra lunga marcia verso il traguardo di SMAT Azienda Speciale prosegue.

Diamo atto ai Gruppi consiliari SEL e M5S di non aver tradito il referendum e di aver sostenuto che l’acqua non è una merce e che la sua gestione deve perciò essere pubblica e partecipativa senza scopo di lucro.

Torino, 5 Maggio 2014