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Per la terza volta i Comuni soci di SMAT hanno mancato l’elezione dei 5 membri del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda.
I Comuni medio-piccoli dell’area metropolitana torinese non sono ancora riusciti ad accordarsi sulle due nomine di loro spettanza, però se la sono presa con il Comune di Torino per non averli consultati prima di presentare i suoi tre candidati al Consiglio di Amministrazione SMAT.

La consultazione è certamente doverosa e opportuna, se davvero si vuole dare a SMAT un gruppo dirigente coeso, efficiente, trasparente. Ma non depongono a favore dei Comuni medio-piccoli dell’area metropolitana gli scontri interni che hanno finora impedito la designazione dei loro due candidati e ancor meno gli squallidi attacchi sferrati da alcuni loro sindaci alla terna di candidati proposta da Torino.

E’ davvero curioso l’insolito attivismo dimostrato in questi giorni da alcuni sindaci metropolitani di area PD, scatenati contro i candidati del Comune di Torino, ma solitamente dormienti sulle questioni inerenti il governo del nostro sistema idrico. Ci auguriamo che il loro interesse non scompaia dopo l’assegnazione delle poltrone e che i nuovi amministratori chiamati ad occuparle siano all’altezza del compito.

Finora i Comuni soci hanno sostanzialmente delegato a SMAT le scelte fondamentali di governo del nostro SII che invece la legge attribuisce ai Comuni stessi dei quali SMAT è lo strumento operativo.

Il nuovo Consiglio d’Amministrazione non avrà un compito facile. Dovrà fare i conti con le conseguenze del disinteresse della maggioranza dei Comuni soci per le recenti decisioni strategiche:
* investimenti per 1 miliardo e mezzo di euro, prelevati per il 76% dalle nostre tasche tramite tariffa, che secondo i nostri calcoli aumenterà del 46%;
* obbligazioni per 135 milioni di euro, con una cedola dell’1,95 per cento, quotate alla Borsa di Dublino.
* spreco idrico: SMAT preleva quasi il doppio dell’acqua rispetto al fabbisogno della popolazione, con danni irrimediabili alla risorsa e all’ambiente. La stessa SMAT ammette “dispersioni idriche” di oltre 90 milioni di metri cubi/anno, ma le considera fisiologiche quando i petrolieri, dalle loro tubazioni per il trasporto dell’oro nero, non ne lasciano scappare neanche una goccia!
* una scarsa coscienza ambientale ha orientato la maggioranza degli investimenti sulle grandi opere e non sul rinnovamento prioritario e urgente delle rete idrica.

I vertici uscenti di SMAT hanno sempre vantato il buon funzionamento dell’azienda.
Noi riconosciamo che funziona bene secondo le logiche del mercato. Non basta.
Non è questa la volontà del popolo italiano espressa nel referendum del 2011.

Vogliamo di più e meglio:
perciò chiediamo un nuovo Consiglio di Amministrazione di SMAT
capace di gestire l’acqua come un Bene Comune e non una merce
con un’azienda di diritto pubblico, a gestione partecipativa, senza scopo di lucro.

 

Torino, 3 agosto 2017